gente che passeggia

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NO!

No!no a tutto quello che vedo e leggo in questo paese…..la cupola di cristallo stà venendo sù dal cielo per proteggerci mentre dalla terra ci pensa l’esercito a ritagliarci gli spazi e darci sicurezza…….ma che cazzo stà succedendo??????……la gente ha smesso di pensare???????……rattoppare il paese è un modo per curarlo??????….troppo scomodo capirne le reali cause…….prendersela con chi non ha niente da perdere e rischia di morire in un traghetto sgarrubato costato anni di lavoro, gente disperata che vede la morte e la disperazione e da quella scappa, gente stupida che sbaglia come ogni italiano stupido, gente che paga il prezzo di un colore, di una religione, di un luogo di nascita, di una tradizione, di una cultura….ma il nostro prezzo da pagare qual’è?????…noi abbiamo solo sconti?????….siamo civili dicono, siamo sviluppati, siamo tecnologicamente avanzati…NO!siamo bestie fameliche che rubano le risorse agli altri, tanto civili e avanzati da non trovare soluzioni diplomatiche, ragionate, realistiche……IO MI VERGOGNO DI ESSERE ITALIANA OGGI!

ieri ho sentito che 150 persone proveniente dall’Egitto sono affondati in nave mentre raggiungevano l’Italia….perchè venire quì????….per rubare?per assassinare???per vivere in un carcere????potevano farlo a casa loro no????…magari speravano in una vita migliore….sogno di tutti permesso a pochi!!!!

IO MI VERGOGNO…e sono incazzata come una iena…..mi dicono che stò diventando intollerante ma non nè posso più di sentire stupidi discorsi di partiti e leggi….io voglio parlare degli essere umani,dell’individuo….di un ambiente che non ci tollera più……IO MI VERGOGNO!

Voglio commenti a questo blog e li voglio incazzati quanto il mio……..

belle speranze

estate nell’aria e voglia di amore……lasciati travolgere mentre io immagino l’ultima strofa della canzone come giusta conclusione!!!!!

Santa fortuna che vegli sugli uomini senza virtù
bella signora che sfiori ed illudi e non torni mai più
apri le braccia stanotte non farmi aspettare non più
e fa che sia bellezza e amore e amore fai che sia
e lasciati toccare prima di andar via

una storia rubata

giorgia ha 28 anni, è sposata con un marito che ama e che le vuole bene anche se si vedono poco. Si sono sposati pochi mesi fa coronando un sogno che inseguivano da tanti anni, ed insieme hanno progettato la loro casa, così fresca, gioiosa…

hanno costruito anche i muri di questa casa, hanno fatto restaurare delle vecchie poltrone, hanno deciso insieme il colore delle pareti, hanno creato uno spazio per un armadio a muro, hanno preso delle loro foto e le hanno modificate, le hanno ingrandite e ci hanno fatto degli splendidi pezzi di arredamento…

giorgia e suo marito sono felici e non vedono l’ora di stare insieme la sera anche se si vedono pochissime ore al giorno…ed insieme giocano alla playstation, ascoltano musica, si abbracciano sul divano…hanno tutto ciò che si potrebbe desiderare da un rapporto di coppia.

Ma Giorgia oggi è triste.

E’ triste perchè da anni ha un contratto a progetto.

E’ triste perchè le è scaduto il contratto e continua ad andare al lavoro perchè le hanno promesso di rinnoverglielo.

E’ triste perchè si sveglia tutti i giorni alle 6, prepara la colazione e corre a prendere il treno per andare a lavorare gratis.

E’ triste perchè oggi il suo capo le ha chiesto di fargli un favore e di non fare il suo lavoro ma di fare delle commissioni per lui. E’ triste perchè come Giorgia stessa mi ha detto: “dietro questa richiesta c’è tutto un mondo”.

E questo mondo è quello di chi non sa come andare avanti, di chi ha bisogno di poter campare in qualche modo e che nonostante una laurea, una master e tanta intelligenza è sottomesso al potere dei datori di lavoro.

Giorgia ha fatto le commissioni che il suo capo le aveva chiesto. E le ha fatte piangendo, ed ancora aveva gli occhi lucidi quando me ne parlava.

Ha anche discusso con suo marito, la persona che più ama al mondo, per colpa del suo capo e del lavoro.

L’amore a volte non basta.

una giornata particolare

una giornata particolare è il titolo di un film di Ettore Scola del 1977 ambientato a Roma negli anni ’30.

una giornata particolare è la storia di un uomo ed una donna completamente diversi tra loro…lei Antonietta (Sophia Loren) è una donna umile, sposata con un impiegato statale fascista mentre lui Gabriele (Marcello Mastroianni) è un uomo colto, una radiocronista della Rai mal visto dal regime…

si incontrano nel condominio in cui vivono, per una casualità…il merlo di Antonietta fugge dalla sua gabbietta e va a posarsi proprio sul balcone di Gabriele proprio nel momento in cui lui sta per amazzarsi…

ma Gabriele non si ammazza…decide di aprire la porta alla sconosciuta che vede dallo spioncino e che gli chiede di entrare in casa per recuperare il suo merlo…

da quel momento tutto cambia.

Gabriele fa entrare in casa Antonietta, le fa recuperare il suo merlo, le chiede di ballare, le fa sfogliare i suoi libri, le chiede di prendere un caffè insieme…poi lei va via, ma lui la raggiunge a casa sua e le porta un libro, e poi le aggiusta il lampadario della cucina, ed insieme vanno a prendere i panni asciutti in terrazzo…ed è proprio lì mentre ridono insieme che Antonietta decide di baciare Gabriele…

in questa storia non c’è lieto fine. Lei è sposata, ha 6 figli e lui sta per andare a morire al confino ed è omosessuale.

Antonietta e Gabriele però fanno l’amore e lui sta bene con lei, e lei pensa di poterlo rivedere il fine settimana successivo quando suo marito e i suoi figli saranno fuori casa…e invece la stessa sera del loro incontro Gabriele prende il traghetto che lo porterà in esilio.

questa non è una storia triste…

l’incontro con Gabriele segna un cambiamento nella vita di Antonietta, la salva dalla sua ignoranza, dai suoi schemi mentali e da un marito che non la considera neanche più degna più di uno sguardo.

e questo è anche l’ultimo momento felice vissuto da Gabriele che decide di continuare a vivere solo perchè ha incrociato lo sguardo di Antonietta e ne è rimasto folgorato, nonostante l’esilio.

questa storia narra come la vita possa cambiare in pochi attimi.

una giornata d’amore vissuta così, come Antonietta e Gabriele può cambiare la vita…ed è solo per questi attimi intensi che vale la pena continuare a sorridere e forse anche a sperare…

il mondo secondo Silvio

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali

e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti

ed io non dissi niente perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me

e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Bertolt Brecht

IL DILEMMA DEL PORCOSPINO

Il dilemma del porcospino afferma che tanto più due esseri si avvicinano tra loro, molto più probabilmente si feriranno uno con l’altro.Ciò viene dall’idea che i porcospini possiedono aculei sulla propria schiena. Se si avvicinassero tra loro, i propri aculei finirebbero col ferire entrambi. Questo è in analogia con le relazioni tra due esseri umani. Se due persone iniziassero a prendersi cura e a fidarsi l’uno dell’altro, qualsiasi cosa spiacevole che accadesse ad uno di loro ferirebbe anche l’altro, e le incomprensioni tra i due potrebbero causare problemi ancora più grandi.

Eppure i porcospini hanno bisogno di stare vicini per scaldarsi a vicenda.

Questa contraddizione è il dilemma.

“Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione. ” Schopenhauer

“Dare più valore allo sforzo che alla ricompensa, questo si chiama amore” Confucio

LA LIBERTA’

I poveri erano così affamati che presero la loro fame, la misero in bottiglia e andarono a vendersela. Se la comprarono i ricchi che nella vita avevano mangiato tutto dal caviale ripieno all’ossobucodiculodicane allo spiedo e volevano conoscere anche il sapore della fame dei miseri.

Per un po’ quei poveri tirarono avanti, ma poi tornarono a essere poveri come prima. Allora imbottigliarono la loro sete e la vendettero ai ricchi che nella vita avevano bevuto tutto, dal Brunello al Tavernello ma non avevano ancora assaggiato la sete dei miseri.

Ancora un po’ i poveri tirarono avanti, ma poco tempo più tardi tornarono nella povertà. Allora imbottigliarono la loro rabbia e vendettero ai ricchi anche quella. I ricchi che si erano sentiti indispettiti, che avevano avuto un po’ di rodimento di culo, ma la rabbia vera non l’avevano mai provata.

Così se la comprarono dai poveri che ce n’avevano tanta.

I poveri tirarono avanti, ma poi vendettero anche il loro pudore, la loro vergogna, il loro dolore.

Imbottigliarono la commozione e l’insubordinazione, la violenza e il riscatto, la rivolta e la pietà.

Col tempo le cantine dei ricchi si riempirono di bottiglie. Accanto ai grandi vini d’annata collezionavano la fame dei sanculotti della rivoluzione e la rabbia dei braccianti che occupavano le terre del Meridione. Tra gli spumanti e gli champagne trovavano posto la pazzia dei pellagrosi nelle campagne o l’orgoglio dell’aristocrazia operaia che aveva difeso le fabbriche dai nazisti e s’era guadagnata i diritti nelle lotte sindacali. Tra novelli e i passiti c’era il disgusto dei precari e dei senza casa o la determinazione dei Zapatisti che marciarono verso Città del Messico col passamontagna.

Dopo qualche generazione i poveri s’erano venduti tutto. Erano diventati così tanto poveri che presero la loro povertà, la misero in bottiglia e se la vendettero ai ricchi che volevano essere così tanto ricchi da possedere anche la miseria dei miseri.

Quando i poveri restarono senza niente si armarono. E non di coltello e forchetta, ma di pistole e fucili perché la rivoluzione non è un pranzo di gala, la rivoluzione è un atto di violenza. Marciarono verso il palazzo. Però quando arrivarono sotto il balcone del podestà si fermarono e rimasero zitti. Perché erano armati, ma non avevano più né rabbia né fame, né orgoglio né sete, né disgusto né determinazione. E senza cultura e coscienza di classe non si fa la rivoluzione.

Così il podestà scese in cantina, tornò con una bottiglia e la riconsegnò al popolo. C’era imbottigliata la libertà che avevano conquistato i loro nonni, ma che i padri s’erano già venduta da un pezzo. Potevano farci un inno o un partito, un circolo o una bandiera. La stapparono , ma non riuscirono a farci niente.

Perché la libertà da sola non serve.

Allora il podestà si cercò in tasca e trovò una scatola di caramelle alla menta.

La consegnò al popolo.

E da quel momento i poveri furono liberi.

Liberi di succhiare mentine.

Ascanio Celestini

per pochi intimi…

¿Dónde pongo lo hallado?
En las calles, los libros
Las noches, los rostros
En que te he buscado
¿Dónde pongo lo hallado?
En la tierra, en tu nombre
En la Biblia, en el día
Que al fin te he encontrado

¿Qué le digo a la muerte tantas veces llamada a mi lado
Que al cabo se ha vuelto mi hermana?

¿Qué le digo a la gloria vacía de estar solo
Haciéndome el triste, haciéndome el lobo?

¿Qué le digo a los perros que se iban conmigo
En noches pérdidas de estar sin amigos?

¿Qué le digo a la luna que creí compañera
De noches y noches sin ser verdadera?

¿Qué hago ahora contigo?
Las palomas que van a dormir a los parques
Ya no hablan conmigo

¿Qué hago ahora contigo?
Ahora que eres la luna, los perros
Las noches, todos los amigos

 

 Silvio Rodriguez

acquerello

la mia mente si perde in queste note cercando un tempo ormai passato e un imminente futuro….la semplicità delle parole arriva diritta al cuore di chi ha ancora le dita impiastricciate dai gessetti colorati…

capelli rossi

non si è accorto quasi nessuno del mio nuovo colore…

continuavano a dirmi che stavo mentendo eppure è vero!

venerdì sera ho deciso di tingermi i capelli di rosso e l’ho fatto…

sulla scatola c’era scritto “rosso intenso”…all’inizio avevo paura, continuavo a prendermi in giro ed a dirmi: “sembrerò il pagliaccio IT o Santoro…o uno di quei personaggi che girano per il porto a vendere pesce” e invece il risulatato è stato diverso…lo riescono a vedere solo in pochi, solo chi sa osservare…

e forse i miei capelli saranno un pretesto per riconoscere persone curiose, o scoprire chi mi conosce davvero…

mi sento quasi rinata…ed è meraviglioso!